For a few days, the civil protection car that daily invites everyone to stay at home with its loudspeakers has not passed on the streets of Fiesole, on the hills above Florence. The concept is now clear and here in Tuscany, as in the rest of Italy, everyone is living with a mixture of anxiety and hope for the so-called “phase 2”.
Fase 2
That is, the period of slow transition towards the new normality imposed by the coronavirus. A phase that started on May 4th and that are bringing a series of staggered reopenings: first, manufacturing companies (starting with those mainly focused on export), construction sites, wholesale trade.
Lenta transizione
Il percorso all'indietro
#iorestoacasa
Poi, dal 9 marzo – con il provvedimento #iorestoacasa – tutta Italia. Decreto inasprito ulteriormente due giorni dopo, con la chiusura dei negozi
L'escalation dei provvedimenti
On March 22nd, people were finally prohibited leaving their municipality of residence. An escalation due to the relentless advance of the contagion that, at the beginning of May, has infected more than 200 thousand people in Italy, killing 30 thousand, with some areas, such as Lombardy, affected in a particularly violent way. Caravans of military trucks that took coffins from Bergamo bringing to the crematoria in the rest of Italy made an impression all over the world.
Un asse in Europa
Come ferita aperta rimaranno gli incredibili danni economici che la crisi del coronavirus lascerà in eredità. Il Governo ha varato a marzo una serie di manovre di sostegno – fra cui cassa integrazione e sostegno straordinario per i lavoratori autonomi. Così come ha previsto credito garantito dallo Stato per le imprese. Il dibattito politico interno è stato segnato dalle critiche delle forze populiste, come Lega Nord e la destra di Fratelli d’Italia, impuntate in un no al MES, il fondo salva stati dell’Unione Europea. Il Governo, con la sua maggioranza di Cinque Stelle e Partito Democratico, ha trovato in Europa un asse con Francia, Spagna e Irlanda, contrapponendosi a Paesi come Olanda e, in misura minore Germania, non favorevoli a mutualizzare con i “corona bond” i debiti da sostenere per la ripresa. Dopo le scuse della presidente della Commissione Ursula von der Leyen per la “mancanza di solidarietà all’Italia” del 3 aprile, il Consiglio Europeo è arrivato a definire un recovery fund da 1500 miliardi. Ora la palla passa alla Commissione. Di certo c’è che anche il ceto medio comincia a dare segni di sofferenza. E scatta la solidarietà. In Italia, ad esempio, sono spuntate in molte città e paesi delle “ceste della solidarietà”. Chi può, è invitato a lasciarci dentro prodotti alimentari, come pasta o lattine di tonno o pomodori. Chi ha bisogno, può prenderli. Poi ci sono le associazioni di volontariato che si occupano di banco alimentare e che si trovano davanti non più le solite famiglie di prima, ma una platea allargata di nuovi poveri.“Abbiamo allargato le maglie che usavamo per consegnare la merce. Chiediamo alle persone in difficoltà di contattarci sui nostri social in modo anonimo. Molte di queste famiglie non erano abituate a rivolgersi ai servizi sociali e possono essere in imbarazzo”.